Tra le tecniche di induzione più famose, e che nell’immaginario collettivo fanno pensare all’ipnosi c’è senza dubbio la tecnica della fissazione del dito.
L’ipnotista fa accomodare il soggetto da ipnotizzare su una sedia.
Lo invita a cercare una posizione nella quale si trova comodo e a suo agio.
Pone il suo dito indice davanti al viso del soggetto e gli ordina di fissarlo attentamente.
La distanza del dito dal viso varia tra 5/10 cm all’altezza della radice del naso, e l’ipnotista esegue un movimento in avanti e indietro dicendo al soggetto di continuare a fissare il dito.
La distanza è indicativa infatti se ci si avvicina troppo il soggetto è in difficoltà a ,mettere ben a fuoco e questo potrebbe creare resistenze.
Nemmeno ci si allontana troppo, il tutto ha lo scopo di affaticare la vista.
Occorre, in questa tecnica calibrarsi sulla risposta del soggetto, quando si vede che il soggetto segue bene il movimento del dito, si può accelerare un poco il movimento, ciò che viene a crearsi è un rapporto tra operatore e soggetto, e tra il dito e lo sguardo è come se ci fosse una forza, un filo invisibile, una calamita, che attira lo sguardo verso il dito.
Se il soggetto fatica nel seguire il dito si rallenta adattandosi al suo ritmo.
Anche il tono di voce con il quale ci si rivolge al soggetto va calibrato al soggetto stesso, se il soggetto rallenta il ritmo si rallenta il ritmo del parlato e si abbassa il tono vocale.
Si può proseguire con una frase del tipo “mentre il tuo sguardo fissa il mio dito ti potrebbe capitare di sentire qualcosa che cambia nel tuo sguardo“
“potresti sentire le tue palpebre diventare pesanti e il tuo sguardo affaticato”
In realtà gli stai solo descrivendo ciò che in realtà sta accadendo.
Questo è per così dire un trucco..infatti il soggetto verifica che ciò che dici sta realmente accadendo e si autosuggestiona, così la sua facoltà critica diminuisce e l’ipnotista acquisisce potenziale ipnotico nei confronti del soggetto.
Si utilizza un fenomeno fisiologico, ossia la stanchezza visiva provocata dalla fissazione prolungata di un oggetto in movimento per far notare che un fenomeno è accaduto e innescare l’autosuggestione.
Oltre la stanchezza ogni fenomeno che cogli nel soggetto può essere sfruttato allo stesso modo, la tecnica è sempre quella di farglielo notare e verificare.
Ad un certo punto il soggetto tende a sbattere le palpebre e questo è il momento di indurre la chiusura delle stesse.
Puoi proseguire dicendo “le palpebre diventano sempre più pesanti, ogni volta che si abbassano sono sempre più pesanti, sempre più pesanti, piacevolmente pesanti“
A questo punto gli occhi sono completamente chiusi.
Quando il soggetto è ben affaticato e sbatte parecchie volte le palpebre ma non le chiude, si può indurre la chiusura con un unico passaggio del dito davanti agli occhi dall’alto verso il basso.
Occorre essere molto decisi e sicuri dise, in sostanza gli si dice di chiudere gli occhi in maniera non verbale passando il dito davanti ai suoi occhi verso il basso, invitando quindi le palpebre ad abbassarsi per imitazione.
L’espediente fatto da persona sicura del risultato funziona praticamente sempre, se non dovesse funzionare occorre abbassare le palpebre manualmente con le dita della mano.
Da qui in poi si continuano a dare suggestioni per amplificare le senzazioni degli occhi e trasportarle alle braccia, ai muscoli, ecc e si “somministrano” immagini a seconda della fenomenologia che si vuole ottenere.